L’endoprotesi parziale anca, nota anche come emiartroplastica, rappresenta una soluzione chirurgica indicata in casi selezionati, soprattutto nei pazienti anziani affetti da fratture del collo del femore. A differenza della protesi totale d’anca, che sostituisce sia la testa femorale che l’acetabolo, l’endoprotesi parziale anca si limita a sostituire la sola componente cefalica preservando l’acetabolo naturale. Questa scelta chirurgica ha l’obiettivo di ridurre l’invasività operatoria, abbreviare i tempi chirurgici e favorire un recupero più rapido in categorie di pazienti fragili, con aspettativa di vita limitata o basse richieste funzionali.
La sostituzione parziale della testa femorale mediante endoprotesi rappresenta un intervento consolidato nella pratica ortopedica moderna, particolarmente efficace nel ripristinare la funzionalità articolare in pazienti over 75 con fratture mediali del collo del femore. La corretta indicazione all’impianto di endoprotesi parziale anca richiede un’attenta valutazione ortopedica multidimensionale, considerando età del paziente, comorbilità sistemiche, stato cartilagineo dell’acetabolo, qualità ossea e grado di mobilità residua pre-frattura. L’approccio personalizzato nella selezione del candidato ideale costituisce il primo passo verso il successo chirurgico e funzionale dell’intervento.
📚 Letteratura: Parker MJ, Gurusamy K. Cochrane Database Syst Rev. 2006; Gjertsen JE et al. Bone Joint J. 2012.
Contenuti
- 1 Cos’è l’Endoprotesi Parziale dell’Anca?
- 2 Indicazioni Cliniche per la Protesi Parziale Anca
- 3 Vantaggi dell’Endoprotesi rispetto alla Protesi Totale
- 4 Procedura Chirurgica dell’Endoprotesi
- 5 Protesi Cementata vs Non Cementata nell’Endoprotesi
- 6 Chi è il Candidato Ideale per l’Endoprotesi?
- 7 Tempi di Recupero e Riabilitazione Post-Endoprotesi
- 8 Complicanze Specifiche dell’Endoprotesi Parziale
- 9 Durata e Follow-up dell’Endoprotesi
- 10 Conclusione
- 11 FAQ – Domande Frequenti sull’Endoprotesi Parziale Anca
Contenuti
- 1 Cos’è l’Endoprotesi Parziale dell’Anca?
- 2 Indicazioni Cliniche per la Protesi Parziale Anca
- 3 Vantaggi dell’Endoprotesi rispetto alla Protesi Totale
- 4 Procedura Chirurgica dell’Endoprotesi
- 5 Protesi Cementata vs Non Cementata nell’Endoprotesi
- 6 Chi è il Candidato Ideale per l’Endoprotesi?
- 7 Tempi di Recupero e Riabilitazione Post-Endoprotesi
- 8 Complicanze Specifiche dell’Endoprotesi Parziale
- 9 Durata e Follow-up dell’Endoprotesi
- 10 Conclusione
- 11 FAQ – Domande Frequenti sull’Endoprotesi Parziale Anca
- 11.0.1 Condividi questo articolo
- 11.0.2 Protesi Anca Mininvasiva: Tecniche, Vantaggi e Recupero Rapido
- 11.0.3 Calcificazione Anca: Sintomi, Cause e Cure Efficaci
- 11.0.4 Magnetoterapia per Artrosi Anca: è davvero efficace?
- 11.0.5 Camminare con Artrosi Anca: si può?
- 11.0.6 Protesi Anca: Cosa Non Fare e Movimenti da Evitare
- 11.0.7 Come prepararsi ad un intervento di chirurgia ortopedica
Cos’è l’Endoprotesi Parziale dell’Anca?
L’endoprotesi parziale anca è una procedura ortopedica avanzata che prevede la sostituzione selettiva della testa e del collo femorale con una componente protesica composta da stelo e testa articolare, lasciando completamente intatto l’acetabolo nativo. Questa caratteristica anatomica distingue nettamente l’endoprotesi dalla protesi totale anca, in cui anche la superficie acetabolare viene sostituita con una cupola artificiale in metallo o polietilene.
Le componenti principali dell’endoprotesi parziale anca includono:
- Stelo femorale: componente metallica (titanio o leghe cromo-cobalto) inserita nel canale midollare del femore, disponibile in diverse geometrie (anatomiche o dritte) e finiture superficiali
- Testa protesica: elemento sferico in acciaio inossidabile, ceramica o leghe metalliche che articola direttamente con la cartilagine acetabolare naturale
- Sistema di connessione: cono Morse o modulare che unisce stelo e testa, permettendo variazioni di offset e lunghezza
Questa tecnica chirurgica è denominata anche emiartroplastica cefalica o endoprotesi cefalica e si distingue dall’artroprotesi totale proprio per la conservazione integrale del cotile naturale. La preservazione dell’acetabolo riduce significativamente la complessità chirurgica, diminuisce il rischio di dislocazione e abbrevia i tempi operatori. Tuttavia, la scelta dell’endoprotesi parziale anca presuppone che la cartilagine acetabolare sia sufficientemente integra da tollerare l’articolazione con la testa protesica metallica o ceramica senza generare dolore o usura precoce. La valutazione radiografica pre-operatoria dell’acetabolo risulta quindi determinante nella pianificazione chirurgica.
📚 Letteratura: Berry DJ. Instr Course Lect. 2000; Khan RJ et al. Int Orthop. 2002.
Indicazioni Cliniche per la Protesi Parziale Anca
L’endoprotesi parziale anca trova la sua principale indicazione clinica nelle fratture mediali (intracapsulari) del collo del femore negli anziani. Questo tipo di frattura compromette la vascolarizzazione della testa femorale, rendendo improbabile la guarigione mediante osteosintesi nei pazienti geriatrici. Nei soggetti con acetabolo integro, aspettativa di vita ridotta e basse esigenze funzionali, l’endoprotesi rappresenta l’opzione terapeutica preferibile rispetto alla protesi totale d’anca per rapidità di esecuzione e minor invasività.
I criteri di selezione del paziente per endoprotesi parziale anca includono:
- Età superiore a 75 anni: soglia demografica che correla con minori richieste funzionali
- Presenza di osteoporosi marcata: qualità ossea compromessa che controindica interventi più complessi
- Bassa mobilità pre-frattura: paziente con deambulazione limitata o supportata
- Comorbilità multiple: patologie cardiovascolari, respiratorie o metaboliche che richiedono riduzione dei tempi anestesiologici
- Acetabolo radiograficamente integro: assenza di segni artrosici, riduzione dello spazio articolare o osteofiti significativi
- Fratture tipo Garden III-IV: con dislocazione significativa e scarsa prognosi per osteosintesi
Quando l’acetabolo presenta segni di danneggiamento artrosico, riduzione marcata dello spazio articolare o erosione cartilaginea avanzata, la scelta deve orientarsi verso la protesi totale anca per garantire risultati funzionali superiori a lungo termine. La valutazione clinica deve inoltre considerare il livello di attività atteso post-operatorio: pazienti giovani o attivi richiedono soluzioni protesiche totali. Nei pazienti con coxartrosi significativa, è importante valutare se camminare con artrosi anca fa bene prima di decidere il timing chirurgico ottimale. Dopo l’impianto di endoprotesi parziale anca, è fondamentale educare il paziente sui movimenti da evitare per prevenire lussazioni.
📚 Letteratura: Bhandari M et al. J Bone Joint Surg Am. 2003; NICE Guidelines, 2023.
Vantaggi dell’Endoprotesi rispetto alla Protesi Totale
L’endoprotesi parziale anca presenta numerosi vantaggi clinici e chirurgici nei pazienti appropriatamente selezionati, costituendo una soluzione ottimale per la popolazione geriatrica fragile. La conservazione dell’acetabolo nativo rappresenta il principale beneficio anatomico e funzionale di questa procedura.
I vantaggi principali dell’endoprotesi parziale anca includono:
- Minore invasività chirurgica: preservazione completa dell’acetabolo naturale con assenza di preparazione cotiloidea
- Riduzione significativa dei tempi operatori: procedura completabile in 45-60 minuti versus 90-120 minuti della protesi totale
- Minore perdita ematica intraoperatoria: assenza di fresatura acetabolare riduce il sanguinamento osseo
- Recupero funzionale più rapido: mobilizzazione precoce entro 24-48 ore con carico immediato consentito
- Ridotto rischio di lussazione: stabilità intrinseca superiore grazie alla conservazione delle strutture capsulari
- Minor complessità tecnica: curva di apprendimento più rapida per il chirurgo
- Costi inferiori: riduzione dei materiali impiantabili e dei tempi di sala operatoria
Questi elementi rendono l’endoprotesi parziale anca particolarmente vantaggiosa negli anziani fragili con comorbilità multiple, dove la priorità clinica è il recupero immediato della capacità deambulatoria piuttosto che la performance articolare a lungo termine. La conservazione dell’acetabolo elimina anche il rischio di usura del polietilene e delle problematiche associate alla componente cotiloidea. Tuttavia, va considerato che l’articolazione diretta tra testa protesica e cartilagine acetabolare può generare, in una percentuale di casi (10-15%), dolore inguinale residuo o erosione acetabolare (cotiloidite) che può richiedere conversione a protesi totale.
📚 Letteratura: Keating JF et al. J Bone Joint Surg Br. 2006; Gjertsen JE et al. J Bone Joint Surg Br. 2012.
Procedura Chirurgica dell’Endoprotesi
La procedura chirurgica per l’impianto di endoprotesi parziale anca richiede un’accurata pianificazione pre-operatoria che include valutazione clinica generale, esami ematochimici completi, imaging radiografico con proiezioni AP e laterale del bacino e dell’anca, e consulenza anestesiologica. La templazione radiografica pre-operatoria permette di determinare dimensioni appropriate dello stelo e offset necessario per ripristinare la biomeccanica femorale.
Le principali fasi della procedura chirurgica di endoprotesi parziale anca comprendono:
Accessi chirurgici disponibili:
- Via postero-laterale: approccio più comune che prevede sezione dei rotatori esterni per accesso posteriore all’articolazione
- Accesso anteriore diretto: tecnica di protesi anca mininvasiva tra tensore della fascia lata e sartorio, preserva muscolatura glutea
- Via antero-laterale: compromesso tra i due approcci precedenti
Fasi tecniche dell’impianto:
- Incisione cutanea e dissezione per piani anatomici fino alla capsula articolare
- Capsulotomia ed esposizione del collo femorale fratturato
- Osteotomia del collo femorale al livello appropriato
- Preparazione del canale femorale mediante raspe progressive
- Impianto dello stelo (cementato o press-fit) con orientamento ottimale dell’antiversione
- Riduzione di prova e verifica di lunghezza, offset e stabilità
- Impianto definitivo con testa protesica della dimensione appropriata
- Ricostruzione capsulare e tendinea (reinserzione rotatori nella via posteriore)
La durata complessiva della procedura varia tra 45-75 minuti per chirurghi esperti. Per maggiori dettagli su quanto dura un intervento di protesi all’anca e le fasi operative complete, è possibile approfondire la procedura standard.
I materiali utilizzati per l’endoprotesi parziale anca includono steli in titanio (rugosi o porosi per fissazione biologica) o leghe cromo-cobalto, teste in acciaio inossidabile, ceramica (ossido di alluminio o zirconia) o leghe metalliche. La scelta del materiale dipende da età del paziente, qualità ossea e preferenze chirurgiche. Il controllo intraoperatorio della stabilità articolare e della biomeccanica rappresenta un aspetto critico per prevenire lussazioni post-operatorie.
📚 Letteratura: Learmonth ID et al. Lancet. 2007; AO Surgery Reference.
Protesi Cementata vs Non Cementata nell’Endoprotesi
La fissazione dello stelo nell’endoprotesi parziale anca può essere ottenuta mediante tecnica cementata o non cementata (press-fit), con indicazioni specifiche basate su età del paziente, qualità ossea e geometria del canale femorale. La scelta tra queste due metodiche influenza significativamente la stabilità primaria dell’impianto e i risultati clinici a breve termine.
Endoprotesi parziale anca cementata:
Rappresenta il gold standard nei pazienti anziani con osteoporosi significativa. Il cemento osseo acrilico (polimetilmetacrilato – PMMA) viene pressurizzato nel canale femorale creando un’interfaccia meccanica che garantisce:
- Stabilità primaria immediata con possibilità di carico precoce completo
- Distribuzione uniforme delle forze nel femore osteoporotico
- Riduzione del rischio di fratture periprotesiche intraoperatorie
- Migliore controllo della geometria di impianto (offset e antiversione)
Il cemento acrilico utilizzato nell’endoprotesi parziale anca presenta tuttavia alcuni rischi, seppur rari, principalmente la bone cement implantation syndrome (BCIS), caratterizzata da ipotensione, ipossia e potenziale arresto cardiaco durante la cementazione. Tecniche di riduzione della pressione endomidollare e adeguato monitoraggio anestesiologico minimizzano questa complicanza.
Endoprotesi parziale anca non cementata:
Indicata in pazienti con buona qualità ossea (score T > -2.5) e canale femorale anatomicamente favorevole. Gli steli non cementati presentano:
- Superficie rugosa, porosa o idrossiapatite-coated per osteointegrazione biologica
- Assenza di rischio BCIS
- Tempi chirurgici ridotti di 10-15 minuti
- Geometria press-fit che richiede qualità ossea adeguata per stabilità primaria
Studi comparativi mostrano risultati funzionali sovrapponibili tra protesi cefaliche cemented e uncemented nei pazienti selezionati appropriatamente, con lieve vantaggio della tecnica cementata in termini di dolore post-operatorio immediato nella popolazione geriatrica. La scelta deve essere individualizzata considerando fragilità del paziente, qualità ossea e esperienza chirurgica.
📚 Letteratura: Parker MJ, Gurusamy KS. Cochrane Database. 2006; Donaldson AJ et al. Br J Anaesth. 2009.
Chi è il Candidato Ideale per l’Endoprotesi?
L’identificazione del candidato ideale per endoprotesi parziale anca costituisce un processo decisionale multifattoriale che considera parametri demografici, clinici, funzionali e radiografici. Una selezione appropriata del paziente rappresenta il principale determinante del successo terapeutico e della soddisfazione post-operatoria.
Il profilo del candidato ottimale per endoprotesi parziale anca include:
Caratteristiche demografiche:
- Età superiore a 75-80 anni (range ottimale 78-90 anni)
- Aspettativa di vita stimata inferiore a 10 anni basata su comorbilità
- Sesso femminile (incidenza maggiore di fratture osteoporotiche)
Parametri clinici e funzionali:
- Presenza di comorbilità significative (cardiopatie, BPCO, diabete, insufficienza renale)
- Mobilità pre-frattura ridotta o con ausili (deambulatore, bastone)
- Score ASA (American Society of Anesthesiologists) 3-4
- Richieste funzionali limitate (obiettivo: deambulazione domestica)
- Assenza di dolore inguinale cronico pre-esistente
Valutazione radiografica:
- Acetabolo privo di segni artrosici gravi (Kellgren-Lawrence grado 0-2)
- Cartilagine acetabolare conservata con spazio articolare > 3mm
- Assenza di osteofiti acetabolari significativi o cisti subcondral
- Frattura del collo femorale tipo Garden III-IV con dislocazione
Criteri di esclusione per endoprotesi parziale anca:
- Età inferiore a 70 anni con alta aspettativa funzionale
- Coxartrosi pre-esistente con riduzione dello spazio articolare
- Pazienti attivi con richieste elevate
- Artrite reumatoide o patologie infiammatorie articolari
- Fratture patologiche neoplastiche (richiedono protesi oncologiche)
L’obiettivo primario nell’impianto di endoprotesi parziale anca in questi pazienti è il recupero rapido della mobilità e dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana, piuttosto che il ripristino di performance articolare di alto livello. La corretta selezione basata su questi criteri determina outcome funzionali soddisfacenti e riduce il rischio di fallimento precoce.
📚 Letteratura: Frihagen F et al. J Bone Joint Surg Br. 2007.
Tempi di Recupero e Riabilitazione Post-Endoprotesi
Il recupero dopo endoprotesi parziale anca è generalmente più rapido rispetto alla protesi totale d’anca, rappresentando uno dei principali vantaggi di questa procedura nella popolazione geriatrica. Il protocollo riabilitativo è progettato per favorire la mobilizzazione precoce e il recupero funzionale accelerato, minimizzando il rischio di complicanze legate all’allettamento prolungato.
Timeline del recupero post endoprotesi parziale anca:
Fase acuta (0-3 giorni):
- Mobilizzazione precoce entro 24-48 ore dall’intervento con fisioterapista
- Passaggio posizione seduta al bordo del letto in prima giornata
- Prime verticalizzazioni con deambulatore o stampelle: camminare dopo una protesi all’anca richiede progressione graduale
- Esercizi isometrici per quadricipite e glutei
- Educazione del paziente sui movimenti da evitare e precauzioni post-operatorie
Fase subacuta (4 giorni – 6 settimane):
- Progressione del carico fino a carico completo tollerato
- Deambulazione con ausili (deambulatore poi bastoni canadesi)
- Esercizi di rinforzo muscolare progressivo per abduttori d’anca e estensori
- Rieducazione propriocettiva e del passo
- Dimissione ospedaliera tipicamente in 3-7 giorni
Fase di consolidamento (6-12 settimane):
- Abbandono progressivo degli ausili per deambulazione
- Esercizi di resistenza graduata e stretching
- Recupero dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana (ADL)
- Fisioterapia domiciliare o ambulatoriale 2-3 volte/settimana
Precauzioni post-operatorie specifiche per endoprotesi parziale anca:
- Evitare flessione d’anca oltre 90° per prime 6 settimane
- Prevenire adduzione estrema e rotazione interna (via posteriore)
- Utilizzo di rialzo WC e cuscino abduttore durante il sonno
- Evitare accovacciamento e accavallamento delle gambe
Il recupero funzionale completo dopo endoprotesi parziale anca richiede mediamente 2-3 mesi, con il 70-80% dei pazienti che raggiunge l’autonomia deambulatoria domestica. È fondamentale sottolineare che la qualità del recupero dipende significativamente dallo stato funzionale pre-frattura e dalla compliance del paziente al programma riabilitativo. Il supporto familiare e l’eventuale assistenza domiciliare rappresentano fattori determinanti nel successo riabilitativo della popolazione geriatrica.
📚 Letteratura: Binder EF et al. JAMA. 2004.
Complicanze Specifiche dell’Endoprotesi Parziale
L’endoprotesi parziale anca, sebbene rappresenti una procedura consolidata e relativamente sicura, presenta un profilo di complicanze specifiche correlate principalmente alla conservazione dell’acetabolo nativo e all’articolazione diretta tra testa protesica e cartilagine naturale.
Principali complicanze dell’endoprotesi parziale anca:
Usura acetabolare (cotiloidite protrusiva):
La complicanza più caratteristica dell’endoprotesi parziale anca è l’erosione progressiva della cartilagine acetabolare causata dall’articolazione con la testa metallica o ceramica. Questa condizione, definita cotiloidite, si manifesta con:
- Dolore inguinale progressivo che peggiora con il carico
- Riduzione della mobilità articolare
- Incidenza del 10-20% a 5 anni dall’impianto
- Migrazione craniale della testa femorale protesica
- Necessità di conversione a protesi totale nei casi sintomatici
Lussazione protesica:
Il rischio di dislocazione nell’endoprotesi parziale anca varia tra 2-10% e dipende da:
- Approccio chirurgico (via posteriore presenta rischio maggiore)
- Dimensioni della testa protesica (teste maggiori riducono il rischio)
- Compliance del paziente alle precauzioni post-operatorie
- Qualità della ricostruzione capsulo-tendinea
- Stato cognitivo del paziente (demenza aumenta il rischio)
Altre complicanze specifiche:
- Fratture periprotesiche: rischio del 2-5%, maggiore con steli non cementati in ossa osteoporotiche
- Infezione periprotesica: incidenza 1-3%, fattori di rischio includono diabete, malnutrizione, ospedalizzazione prolungata
- Dolore inguinale residuo: presente nel 15-25% dei pazienti, può richiedere revisione protesica
- Disparità di lunghezza degli arti: allungamento o accorciamento > 1cm nel 10-15% dei casi
Conversione a protesi totale:
Circa il 10-15% delle endoprotesi parziali richiede conversione a protesi totale d’anca entro 5 anni per dolore persistente o usura acetabolare avanzata. I fattori predittivi di conversione includono età inferiore a 75 anni all’impianto, elevato livello di attività, e presenza di artrosi acetabolare subclinica al momento dell’intervento primario. La conversione rappresenta una procedura tecnicamente più complessa rispetto all’impianto primario di protesi totale, con necessità di rimozione dello stelo femorale e gestione dell’acetabolo eroso.
📚 Letteratura: van den Bekerom MP et al. Clin Orthop Relat Res. 2010.
Durata e Follow-up dell’Endoprotesi
La durata media di un’endoprotesi parziale anca è generalmente inferiore rispetto alla protesi totale d’anca, riflettendo sia la popolazione target più anziana con aspettativa di vita limitata, sia il potenziale di usura dell’acetabolo naturale nel tempo. La longevità dell’impianto dipende da molteplici fattori tra cui età del paziente, livello di attività, qualità ossea e tecnica chirurgica.
Longevità attesa dell’endoprotesi parziale anca:
- Sopravvivenza a 5 anni: 85-90% (considerando revisione per qualsiasi causa)
- Sopravvivenza a 10 anni: 75-85%
- Durata media: 8-12 anni nella popolazione geriatrica
- Tasso di conversione a protesi totale: 10-15% entro 5 anni per usura acetabolare sintomatica
La durata superiore si osserva in pazienti con bassa richiesta funzionale, peso corporeo contenuto e assenza di patologie infiammatorie sistemiche. Fattori che riducono la longevità includono età inferiore a 75 anni all’impianto, elevato livello di attività fisica e presenza di artrosi acetabolare subclinica.
Protocollo di follow-up raccomandato per endoprotesi parziale anca:
Controlli radiografici programmati:
- 6 settimane post-operatorie: valutazione posizionamento impianto, assenza fratture periprotesiche, iniziale osteointegrazione (steli non cementati)
- 3 mesi: conferma consolidamento osseo, valutazione linee radiolucenti interfaccia cemento-osso
- 6 mesi: controllo stabilità impianto, esclusione migrazione assiale
- 12 mesi: baseline per confronti futuri, valutazione stato acetabolo
- Controlli annuali successivi: monitoraggio progressione usura acetabolare, segni di allentamento stelo, alterazioni ossee periprotesiche
Segni radiografici di allentamento e usura nell’endoprotesi parziale anca:
- Linee radiolucenti progressive > 2mm all’interfaccia cemento-osso o stelo-osso
- Migrazione assiale dello stelo > 3mm rispetto al baseline
- Erosione acetabolare con migrazione craniale della testa protesica
- Presenza di osteolisi periprotesica
- Fratture da stress del femore prossimale
Monitoraggio clinico:
Oltre ai controlli radiografici, il follow-up dell’endoprotesi parziale anca include valutazione clinica di dolore inguinale, limitazione funzionale, capacità deambulatoria e soddisfazione del paziente. La comparsa di dolore inguinale progressivo rappresenta il principale indicatore clinico di usura acetabolare e possibile necessità di conversione a protesi totale. I pazienti devono essere educati a segnalare tempestivamente sintomi quali dolore notturno, claudicazione o riduzione della mobilità.
📚 Letteratura: Rogmark C, Leonardsson O. Int Orthop. 2010.
Conclusione
L’endoprotesi parziale anca rappresenta una procedura fondamentale nell’ortopedia geriatrica moderna, indicata specificatamente nel trattamento delle fratture del collo del femore in pazienti anziani accuratamente selezionati. La scelta ottimale tra endoprotesi parziale anca e protesi totale dipende da una valutazione multidimensionale che considera età del paziente, condizioni dell’acetabolo, aspettativa funzionale, comorbilità e qualità ossea.
I vantaggi dell’endoprotesi parziale anca in termini di ridotta invasività chirurgica, tempi operatori abbreviati, minor perdita ematica e recupero funzionale accelerato la rendono la soluzione ideale per la popolazione geriatrica fragile con fratture femorali prossimali. Tuttavia, il potenziale di usura acetabolare a medio-lungo termine e la possibile necessità di conversione a protesi totale rappresentano limitazioni che devono essere considerate nella pianificazione terapeutica.
Un’accurata selezione del paziente basata sui criteri clinici e radiografici discussi, l’esecuzione chirurgica con tecnica appropriata (scelta tra impianto cementato o non cementato, selezione dell’approccio chirurgico ottimale), e un protocollo riabilitativo strutturato costituiscono i fattori determinanti del successo dell’endoprotesi parziale anca. Il follow-up radiografico e clinico programmato permette il monitoraggio della longevità dell’impianto e l’identificazione precoce di complicanze che potrebbero richiedere intervento correttivo.
Per una valutazione personalizzata dell’indicazione all’endoprotesi parziale anca e una consulenza ortopedica specialistica sulle opzioni terapeutiche più appropriate per la vostra condizione, è fondamentale rivolgersi a un chirurgo ortopedico esperto in chirurgia protesica dell’anca. La moderna tecnologia chirurgica, incluse le tecniche mini-invasive e la chirurgia robotica, offre oggi soluzioni sempre più precise e personalizzate per garantire i migliori outcome funzionali possibili.
FAQ – Domande Frequenti sull’Endoprotesi Parziale Anca
Cos’è un’endoprotesi parziale dell’anca?
L’endoprotesi parziale anca è una protesi ortopedica che sostituisce esclusivamente la testa e il collo del femore, preservando completamente l’acetabolo naturale del paziente. Questa soluzione chirurgica, anche chiamata emiartroplastica, si compone di uno stelo femorale in titanio o lega metallica inserito nel canale midollare e di una testa protesica in metallo o ceramica che articola direttamente con la cartilagine acetabolare nativa. A differenza della protesi totale d’anca, l’endoprotesi parziale anca non prevede l’impianto di una componente cotiloidea, risultando quindi meno invasiva e più rapida da eseguire, particolarmente adatta per pazienti anziani fragili con fratture del collo femorale.
Quando è preferibile alla protesi totale?
L’endoprotesi parziale anca è preferibile alla protesi totale in pazienti anziani (tipicamente oltre 75 anni) con fratture mediali del collo del femore, acetabolo radiograficamente integro senza segni significativi di artrosi, aspettativa di vita limitata e basse richieste funzionali. La scelta dell’endoprotesi è indicata quando l’obiettivo prioritario è il recupero rapido della mobilità con un intervento meno invasivo e tempi chirurgici ridotti. Contrariamente, nei pazienti più giovani, attivi, o con acetabolo già danneggiato da coxartrosi pre-esistente, la protesi totale d’anca risulta superiore in termini di outcome funzionali a lungo termine e riduzione del dolore post-operatorio.
Chi può sottoporsi a endoprotesi parziale?
I candidati ideali per endoprotesi parziale anca sono pazienti anziani (età > 75-80 anni) con fratture acute del collo femorale, presenza di comorbilità multiple che richiedono riduzione dei tempi anestesiologici, mobilità pre-frattura già ridotta o supportata da ausili, e acetabolo integro valutato radiograficamente. Inoltre, l’endoprotesi parziale anca è indicata in pazienti fragili con osteoporosi marcata, aspettativa funzionale limitata (obiettivo deambulazione domestica), e assenza di artrosi acetabolare significativa. Sono invece esclusi da questa procedura pazienti giovani o attivi, soggetti con coxartrosi pre-esistente, e pazienti con elevate aspettative funzionali che richiedono performance articolare di alto livello.
Quanto dura il recupero dopo l’intervento?
Il recupero dopo endoprotesi parziale anca è generalmente rapido, con mobilizzazione precoce che inizia entro 24-48 ore dall’intervento chirurgico. La degenza ospedaliera media è di 3-7 giorni, seguita da un periodo riabilitativo domiciliare o ambulatoriale di 6-12 settimane. Il carico completo sull’arto operato è tipicamente consentito da subito con protesi cementata, mentre richiede progressione graduale con impianti non cementati. L’abbandono degli ausili per la deambulazione (deambulatore o stampelle) avviene mediamente entro 4-8 settimane. Il recupero funzionale completo dell’endoprotesi parziale anca si raggiunge in 2-3 mesi, con il 70-80% dei pazienti che ritorna all’autonomia deambulatoria domestica. I tempi di recupero dipendono significativamente dallo stato funzionale pre-frattura, dall’età, dalle comorbilità e dalla compliance al programma fisioterapico.
Quali sono i principali rischi e complicanze?
Le principali complicanze dell’endoprotesi parziale anca includono l’usura progressiva dell’acetabolo naturale (cotiloidite), che si verifica nel 10-20% dei casi entro 5 anni e può causare dolore inguinale cronico richiedendo conversione a protesi totale. Il rischio di lussazione protesica varia tra 2-10% e dipende dall’approccio chirurgico utilizzato e dalla compliance del paziente alle precauzioni post-operatorie. Altre complicanze comprendono infezioni periprotesiche (1-3%), fratture periprotesiche del femore (2-5% soprattutto con steli non cementati in ossa osteoporotiche), disparità di lunghezza degli arti inferiori, e dolore inguinale residuo presente nel 15-25% dei pazienti. La necessità di revisione chirurgica o conversione a protesi totale si verifica in circa il 10-15% dei casi entro 5 anni dall’impianto dell’endoprotesi parziale anca.
Quanto dura nel tempo un’endoprotesi?
La durata media di un’endoprotesi parziale anca nella popolazione geriatrica è di 8-12 anni, con una sopravvivenza dell’impianto (senza necessità di revisione) dell’85-90% a 5 anni e del 75-85% a 10 anni. La longevità dell’endoprotesi parziale anca è generalmente inferiore rispetto alla protesi totale, principalmente a causa del potenziale di usura dell’acetabolo naturale che articola direttamente con la testa protesica metallica o ceramica. I fattori che influenzano positivamente la durata includono età avanzata all’impianto (>80 anni), basso livello di attività fisica, peso corporeo contenuto, e assenza di patologie infiammatorie articolari. La progressione dell’usura acetabolare rappresenta la principale causa di fallimento tardivo, con circa il 10-15% delle endoprotesi che richiede conversione a protesi totale entro 5 anni per dolore persistente o erosione acetabolare sintomatica.
È possibile praticare sport dopo l’intervento?
Dopo endoprotesi parziale anca, il ritorno all’attività fisica è possibile ma con limitazioni importanti rispetto alla protesi totale. Le attività sportive a basso impatto sono generalmente consentite e includono camminate quotidiane (modalità più raccomandata), nuoto e acquagym (evitando rana nelle prime settimane), cyclette e cicloergometro con resistenza moderata, e ginnastica dolce o tai chi. Gli sport ad alto impatto devono essere evitati per preservare l’integrità dell’acetabolo naturale e prevenire usura accelerata: sono sconsigliati corsa e jogging, sport di contatto, tennis e attività con salti, e movimenti che richiedono torsioni o flessioni estreme dell’anca. È fondamentale ricordare che l’endoprotesi parziale anca è generalmente impiantata in pazienti anziani con aspettative funzionali limitate, per cui l’obiettivo primario è il recupero della deambulazione autonoma e delle attività di vita quotidiana piuttosto che la pratica sportiva competitiva o ad alta intensità.