È un protocollo creato sulla base della più recente evidenza scientifica riguardo all’utilizzo dell’anestesia spinale, e delle terapie antidolorifiche e infiammatorie personalizzate per il paziente. Non solo, durante l’intervento vengono utilizzati farmaci specifici per ridurre il dolore postoperatorio e il sanguinamento, come, ad esempio, una infiltrazione locale di anestetico e di acido tranexamico. Nella fase post-operatoria il dolore viene controllato con la somministrazione di farmaci dosati specificatamente sulle caratteristiche del paziente, prontamente corretti e rivalutati per ridurre al minimo il dolore postoperatorio e favorire un rapido recupero funzionale.
I rischi durante qualunque tipologia di intervento sono correlati alle condizioni generali del malato (cardiopatia grave, insufficienza respiratoria, diabete scompensato, insufficienza renale, immunodeficienza ecc.), in presenza di patologie pregresse il chirurgo valuta le singole casistiche per ridurre al minimo ogni rischio. In generale, le complicanze legate a un rischio generico e post operatorio sono la Trombosi Venosa Profonda, la lesione di vasi sanguigni e dei nervi, e la comparsa di ematomi. Ogni rischio viene affrontato con un’adeguata attività di prevenzione specifica.
Una percentuale molto bassa, si parla di una frequenza inferiore all’1%, in cui si può verificare una lussazione, ovvero la fuoriuscita della testa femorale dal suo acetabolo, oppure una infezione dell’articolazione.
In percentuale minima, ai rischi ordinari di intervento si possono aggiungere complicazioni quali fratture intra-operatorie, difficoltà di rimozione delle componenti e, nel post-operatorio, instabilità del nuovo impianto.
Nonostante le precauzioni, c’è la possibilità che il paziente sviluppi un’infezione dell’articolazione. In questa rara eventualità è necessario rientrare in ospedale per un trattamento immediato, che nelle maggior parte dei casi richiede un nuovo intervento chirurgico. Le prime avvisaglie sono febbre, arrossamento delle ferite chirurgiche, gonfiore e dolore in progressivo aumento.
Il tasso di complicazioni in seguito a un intervento di protesi mono-compartimentale è basso. Rischi più importanti come l’infezione della ferita o attorno alla protesi sono molto rare e si possono verificare subito dopo l’intervento, ma anche dopo diversi anni. In questo caso è necessario un nuovo intervento chirurgico o la sostituzione della protesi. A questi si aggiungono altre possibili complicanze quali coaguli di sangue, aderenze cicatrizali del ginocchio – che provocano limitazioni al movimento – lesioni neurovascolari o dolore continuo.
Le complicazioni di questo intervento sono molto basse. Durante l’intervento possono insorgere problematiche quali fratture intra-operatorie a livello del femore e dell’acetabolo, lesioni ai nervi per schiacciamento/compressione, stiramento o sofferenza ischemica; lesioni di vene o arterie. Fra i rischi post-operatori troviamo le lussazioni, ovvero la fuoriuscita della testa del femore dalla sua sede, prevalentemente legate a movimenti non idonei eseguiti troppo precocemente; le infezioni superficiali della protesi d’anca, e, in maniera più generica, le tromboembolie. Dopo anni la protesi si può usurare, danneggiare, rompere o mobilizzare, il che richiede un nuovo intervento.
Non ci sono rischi importanti nell’intervento di osteotomia, ma rientrano nelle statistiche post-operatorie la formazione di emboli, la fibrosi del ginocchio, le lesioni neurovascolari e, in rari casi, il fallimento nella consolidazione dell’osteotomia.
Fra i rischi minimi di questo tipo di intervento c’è la possibilità di sviluppare un’infezione dell’articolazione (artrite settica). Può inoltre accadere che la ricostruzione del crociato fallisca, questo però accade se il neo-legamento è sottoposto a forze di stress troppo grandi, soprattutto nel primo periodo post-operatorio. Il nuovo legamento può rompersi in seguito a traumi sportivi con un rischio del 1% nel primo anno. Ci possono essere inoltre delle rigidità e instabilità del ginocchio.
In realtà, l’artroscopia al ginocchio è una procedura sicura e le complicazioni sono davvero molto rare. Fra queste si possono includere sanguinamento dell’articolazione del ginocchio, infezioni, rigidità al ginocchio e coaguli di sangue.
Fra le possibili complicanze dell’intervento, c’è una, seppure bassissima, possibilità che il paziente, nonostante le precauzioni, sviluppi una infezione dell’articolazione. In questa rara eventualità il paziente deve rientrare in ospedale per un trattamento immediato, che nelle maggior parte dei casi è un nuovo intervento chirurgico. Le prime avvisaglie sono febbre, arrossamento delle ferite chirurgiche, gonfiore e dolore in progressivo aumento. Può presentarsi eventualmente anche una certa rigidità al ginocchio, in flessione o in estensione, problematiche legate alla guarigione della ferita, e dolore.
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il Dottor Gianmarco Regazzola