L’intervento di protesi al ginocchio è la soluzione ottimale a tutti quei disagi che riguardano l’articolazione, dal dolore ricondotto ad una lesione fino ad altre condizioni quali artrosi, artrite reumatoide e artrite post-traumatica.
Sebbene la chirurgia protesica al ginocchio riesca a risolvere tali problematiche è anche vero che, nel tempo, problemi come l’usura o l’allentamento dell’impianto protesico possono richiedere una procedura di revisione .
Perché sottoporsi ad un intervento di revisione della protesi?
Ecco i principali fattori che determinano la necessità di un intervento di revisione della protesi al ginocchio:
- Infezione periprotesica o infezione della protesi – Tale condizione si verifica quando la superficie metallica della protesi viene colonizzata dai batteri. Se, a seguito di vari test, viene confermata la presenza di un’infezione batterica, è necessario procedere ad un intervento di espianto della vecchia protesi e conseguente reimpianto.
- Protesi usurata – Sappiamo che la durata di una protesi di ginocchio è di circa 25 anni. Quando però si parla di pazienti giovani, attivi o in sovrappeso ci sono maggiori probabilità che si debba ricorrere ad una revisione della protesi poiché, in questi soggetti, il livello di usura o di complicanze è più elevato
- Frattura – Se l’osso si rompe vicino alla protesi è spesso necessario ricorrere ad un nuovo intervento.
- Rigidità o instabilità articolare – Una percentuale di pazienti può avere problemi con la funzionalità della protesi, può formarsi ad esempio un eccesso di tessuto cicatriziale che blocca i movimenti dell’articolazione oppure, in alcuni casi, i legamenti sono troppo deboli per mantenere la protesi nella giusta posizione.
La sostituzione della protesi
È necessario, prima di procedere all’intervento, effettuare una valutazione accurata delle condizioni di salute del paziente.
Come prima cosa, il medico ortopedico prescriverà alcune indagini strumentali per valutare meglio le condizioni del ginocchio (esame RX del ginocchio, esame TC, esame RM e scintigrafia ossea).
Inoltre, se necessario, può prescrivere alcuni esami del sangue per valutare la presenza di alterazioni negli indici che evidenziano infezioni o aumento della concentrazione dei metalli nel sangue.
La procedura di revisione di una protesi di ginocchio resta comunque più complessa rispetto a quella per l’impianto della prima protesi, perché l’attenzione del chirurgo deve rivolgersi anche alla gestione del tessuto osseo periprotesico e dei tessuti molli, ovvero legamenti, muscoli e tendini.
Esistono diversi tipi di approccio chirurgico alla procedura di revisione. In alcuni casi, viene sostituita solo una delle componenti, altre volte si rende necessario sostituire tutte e tre le componenti (femorale, tibiale e rotulea), rimuovendo o sostituendo l’osso attorno al ginocchio (il quale deve essere sostituito o ricostruito con innesti metallici o ossei).
L’ortopedico rimuoverà con cura l’impianto originale per preservare il maggior osso possibile. Se nel primo intervento è stato usato il cemento, verrà rimosso, la rimozione del cemento dall’osso è un processo che richiede tempo, aumenta la complessità e la durata dell’intervento di revisione.
Dopo aver rimosso gli impianti originali, il medico ortopedico preparerà le superfici ossee nel femore e nella tibia per gli impianti di revisione. Qualora dovesse verificarsi una significativa perdita ossea in queste aree, sarà possibile aggiungere innesti metallici (o di osso) per compensare i deficit ossei.
Infine, il medico inserirà le componenti protesiche di revisione. Il chirurgo, riparati tutti i tessuti circostanti l’articolazione, verificherà il movimento e la stabilità del ginocchio. Grazie al protocollo Fast-Track il paziente può riprendere a camminare già a distanza di 4 ore dall’intervento, supportato dal team di fisioterapisti utilizzando le stampelle.
Fondamentale, nelle settimane successive all’intervento è la fisioterapia, grazie a questa il paziente sarà in grado di riprendere a pieno le proprie capacità motorie e riacquisire la propria funzionalità motoria dopo qualche mese.
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