L’intervento di protesi all’anca è una delle operazioni più diffuse e costituisce una soluzione molto efficace alle diverse patologie invalidanti che colpiscono uomini e donne (soprattutto di età avanzata) come artrosi, artrite reumatoide e fratture del collo del femore.
L’intervento chirurgico è l’unica soluzione che può garantire ai pazienti affetti da disturbi all’anca grandi benefici, permette loro di mantenere un’autonomia di movimento e svolgere le normali attività quotidiane.
In condizioni normali, la protesi d’anca, una volta impiantata, ha una durata che ricopre il resto della vita del paziente. In alcuni casi, la durata della protesi può essere compromessa da fattori esterni. La giovane età, i traumi, le infezioni possono essere la causa di una revisione. Inoltre, i pazienti il cui intervento primario è stato eseguito a causa dell’artrite reumatoide o pazienti che hanno avuto la protesi in seguito a frattura dell’anca sono a più alto rischio di lussazione o di mobilizzazione. Queste condizioni anatomiche e fisiologiche possono portare alla necessità della revisione chirurgica della protesi impiantata
Quali sono i motivi che portano ad una revisione di protesi d’anca?
Le principali cause che portano i pazienti a sottoporsi ad un intervento di revisione di protesi d’anca sono principalmente due:
- La mobilizzazione della componente acetabolare e/o femorale. Quando la protesi si allenta, il paziente avverte dolore o instabilità. Si può parlare di mobilizzazione asettica (in assenza di infezione) quando ci si riferisce alla perdita del corretto allineamento delle componenti. La mancanza di allineamento e la perdita di fissazione all’osso determina una grave instabilità dell’impianto e, di conseguenza, una precoce usura dei materiali protesici con produzione di detriti che contribuiscono alla mobilizzazione. La mobilizzazione settica (con presenza di infezione), invece, è la complicanza più temibile. L’infezione può manifestarsi precocemente oppure manifestarsi tardivamente. Tra i fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio di infezioni ci sono: diabete, artrite reumatoide, obesità, infezioni ricorrenti alle vie urinarie, uso di immunosoppressori e le terapie anticoagulanti.
- La lussazione. Un’altra causa che può portare ad un intervento di revisione di protesi all’anca è la lussazione, molto frequente in pazienti anziani o con elevate richieste funzionali. La lussazione è la migrazione della protesi dalla sua posizione normale. Può essere causata dalla mobilizzazione dell’impianto, dalla debolezza tessuti molli e dei muscoli, da un conflitto cicatriziale dei tessuti, dal conflitto osso-protesi, dalla posizione scorretta delle componenti protesiche, da fattori neurologici (come il Parkinsonismo), o da movimenti improvvisi ed estremi eseguiti dal paziente stesso.
In cosa consiste l’intervento di revisione di protesi d’anca?
La chirurgia di revisione protesica è una procedura complessa che richiede un’ampia pianificazione. Prima dell’operazione è necessario definire l’entità del danno, dunque eseguire sul paziente un check-up completo che comprende: esami ematici con emocromo, VES e PCR, radiografie dell’anca e del bacino, scintigrafia scheletrica, TAC e raramente RMN.
Durante il planning pre-operatorio si valuta accuratamente la via d’accesso della protesi che non sempre si orienta sulla medesima utilizzata nel primo intervento, nonostante rappresenti un vantaggio sotto il profilo estetico. Le vie d’accesso più frequentemente utilizzate sono quella postero-laterale e quella anteriore allargata.
Ecco in cosa consiste l’iter operatorio:
- Identificazione della via d’accesso più affine allo scopo;
- Rimozione delle componenti danneggiate o infette;
- Ricostruzione dei difetti ossei provocati dall’usura;
- Impianto della nuova componente protesica;
In caso di protesi infette si procede con la mobilizzazione settica protesica, che richiede un ulteriore intervento. La durata dell’intervento può variare in base alla gravità del danno e può durare da 1 a 2 ore e viene eseguito in anestesia.
Il decorso post-operatorio è molto variabile: in situazioni normali il paziente è in grado di alzarsi e di camminare già a 4 ore dall’intervento, seguendo il protocollo Fast Track la degenza ha una durata di 2-5 giorni. Nelle fasi iniziali della ripresa il paziente utilizza due stampelle per facilitare la camminata, nelle settimane successive all’intervento, la fisioterapia è fondamentale per ottenere un miglior risultato in termini di stabilità, tutto ciò combinato alla terapia farmacologica. In alcuni casi invece, se è necessaria una ricostruzione ossea o una revisione molto invasiva, è opportuno rallentare il percorso di recupero al fine di far integrare la protesi con l’osso.
I pazienti che hanno subito un’operazione di protesi o revisione di protesi all’anca conducono una vita assolutamente normale nella quotidianità, seppur con un occhio di riguardo a tutti quei movimenti che comportano un’eccessiva flessione dell’anca. Il Dottor Regazzola sarà in grado di illustrarti l’iter pre e post operatorio per permetterti di affrontare l’operazione in piena serenità.
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