Il rischio di sviluppare questa patologia aumenta con l’età, con massima incidenza fra i 75 e i 79 anni, ma può colpire soggetti di sesso maschile sopra i 40 anni e di sesso femminile sopra i 55 anni.
Tutte le nostre articolazioni sono rivestite da un tessuto elastico di colore bianco perlaceo chiamato cartilagine articolare. Questo tessuto, lucido e levigato, è formato da acqua, sali minerali e condrociti, cellule che producono una sostanza costituita da fibre elastiche e collagene, responsabili dello scorrimento tra le superficie articolari. Grazie alle sue proprietà, infatti, protegge e sostiene l’articolazione, attutendo gli attriti e i carichi. All’interno delle articolazioni scorre il liquido sinoviale, che agisce da lubrificante e protegge dall’usura. Le cartilagini articolari subiscono un naturale processo degenerativo, legato all’invecchiamento dell’organismo, che determina dolore, gonfiore, rigidità e difficoltà motorie.
Il sintomo più evidente dell’artrosi è un dolore di tipo meccanico, che inizialmente compare solo durante il movimento articolare, dopo molte ore di immobilità o al risveglio mattutino. Con l’avanzare della malattia, il dolore si acutizza anche a riposo, divenendo invalidante. In fase acuta le articolazioni periferiche sono gonfie e rigide e si possono formare delle escrescenze (gli osteofiti) sui bordi delle due estremità ossee. In molti casi si rileva dolore alla palpazione, crepitio o scatti articolari durante il movimento, è frequente il gonfiore dell’articolazione, e la limitazione al movimento.
Quando un dolore localizzato diventa man mano più acuto e invalidante.
La raccolta anamnestica è fondamentale per comprendere la localizzazione del dolore e il livello di disabilità. Fra gli esami richiesti, c’è quello radiologico, che mette in evidenza l’usura dell’articolazione e l’eventuale deformità, mostrando la riduzione dello spazio fra le articolazioni, oltre a rilevare la presenza di lesioni simil cistiche o la formazione di osteofiti. In un secondo momento possono essere richiesti esami di secondo livello come la Risonanza Magnetica o la TC.
Diminuire gli sforzi funzionali, assumere anti-infiammatori e anti-dolorifici su prescrizione del medico curante. Utilizzare un tutore per diminuire il carico articolare. Applicare ghiaccio sull’articolazione, non a contatto con la pelle.
Una costante attività fisica e una ginnastica mirata aiutano a diminuire l’usura delle cartilagini e ad aumentare la resistenza. Si sconsigliano attività ad alto impatto come aerobica, corsa o salti, privilegiando quelle a basso impatto come camminate, nuoto, cyclette e stretching. Se si è in sovrappeso è suggerita una dieta per il calo corporeo, soprattutto nei soggetti in cui l’artrosi colpisce le articolazioni sotto carico come il ginocchio, l’anca, la colonna vertebrale o la caviglia.
Nelle casistiche in cui non è necessario ricorrere all’intervento chirurgico, si consiglia di assumere farmaci anti-infiammatori per aiutare a ridurre l’infiammazione, fra cui i corticosteroidi (cortisone) o l’acido ialuronico iniettati direttamente nell’articolazione (infiltrazioni) per dare sollievo temporaneo dal dolore e ridurre il gonfiore. Alla terapia farmacologica si possono combinare l’assunzione di integratori alimentari utili ad alleviare il dolore, ed esercizi di fisioterapia per migliorare la flessibilità delle articolazioni e potenziare i muscoli. In alcuni casi sono suggeriti supporti quali tutore, stecca, bende elastiche, bastoni, stampelle o deambulatori. Per brevi periodi può essere utile l’applicazione di ghiaccio o calore.